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Stacy - Primo Capitolo (Twilight FF)

Primo Capitolo

Speravo con tutto il cuore che tutto ciò non accadesse a lei.

Ahahah!...

Non lei…

Ahahah!...

Quell’angelo dolce dai capelli castani e gli occhi di cioccolato…

Ahahah!...

Quell’angelo dalla pelle diafana, quasi trasparente come l’acqua…

Ahahah!...

Quell’angelo dallo sguardo di miele che rianima i cuoi morti come il mio…

Ahahah!...

Quell’angelo dall’odore inebriante…

Ahahah!...

Quell’angelo con le labbra rosee da baciare…

Ahahah!...

Quell’angelo…

Ahahah!...

…ora non esiste piu!!!!!!

***

“Oggi ci sono stati altri quattro casi!” esclamò Carlisle entrando dalla porta di casa Cullen esasperato e con l’aria stanca, anche se sapevo che non era stanchezza fisica.
“Non si riesce proprio a trovare una cura?” chiese Jasper seduto sul divano distogliendo lo sguardo dal televisore che aveva cominciato a dare le stesse notizie che il dottore di casa ci aveva appena trasmesso.
Carlisle scosse la testa evidentemente disperato: “La situazione sta degenerando e nessuno ha idea di come fermare tutto questo.”
“Non è colpa tua tesoro, tu stai facendo del tuo meglio.” Tentò di rassicurarlo Esme anche se servì a poco.
“Ma a quanto pare non è abbastanza. Non ce la faccio piu a vedere tutto questo dolore.” Si vedeva proprio la veridicità delle sue parole attraverso le sue espressioni.
La mia reazione a quella piccola conversazione fu quella di stringermi maggiormente al petto di Edward non riuscendo a nascondere del tutto la mia crescente paura che oramai da mesi mi attanagliava. In risposta lui strinse la presa sui miei fianchi.
“Forse è meglio che ti riporti a casa.” Mi sussurrò all’orecchio dolcemente spingendomi con altrettanta gentilezza a mettermi in piedi: “Altrimenti chi lo sente tuo padre!” esclamò sorridendomi per tentare di tirarmi su il morale, anche se sapevo che voleva soltanto portarmi lontana da quei discorsi tristi.
“Hai ragione.” Mormorai per poi salutare tutti i Cullen prima di raggiungere con il mio ragazzo la sua Volvo. Come al solito, mi aprì la porta dal lato del passeggero e la richiuse dietro di me con fare all’antica prima di prendere posto al volante e partire alla volta di casa mia.
Fuori dal finestrino vedevo gli alberi scorrere veloci a bordo strada, oramai sagome scure stagliate contro l’orizzonte colorato dei colori del tramonto. Era tardi e farsi trovare fuori di notte non era una buona cosa con i tempi che correvano.
“Che c’è? Cosa ti turba?” mi chiese Edward gentilmente prendendo la mia mano nella sua e intrecciandole sulla leva del cambio.
“La situazione sta peggiorando.” Mormorai con tono impaurito continuando a guardare fuori.
“Troveranno presto una soluzione.” Cercò di essere convinciente, ma non riuscì molto bene nel suo intento.
Non risposi e rimanemmo in silenzio fino a quando non spense il motore davanti al vialetto di casa mia.
“Tuo padre è ancora dentro, vuole assicurarsi che tu torni a casa.” Mi spiegò vedendo il mio sguardo confuso alla vista della volante della polizia, solitamente mio padre era gia uscito per andare a lavoro a quell’ora.
“Non riesco ancora a capire come possa fidarsi.” Ammisi.
“E cosa dovrebbe fare?” chiese anche se sapeva già la risposta dato che quella discussione era l’ennesima volta che l’affrontavamo.
“Be, dovrebbe…”
”Sai che non lo farebbe mai.” Mi anticipò lui.
Non risposi subito abbassando lo sguardo consapevole, sapevo che aveva ragione: “Lo so.”
Poi, tentando di togliermi l’aria di preocupazione dal viso, mi voltai verso di lui per salutarlo: “Stasera non ti fermi?”
“Certo che si, dammi solo il tempo di nascondere l’auto.” Mi rispose baciandomi dolcemente le labbra.
“Ti aspetto di sopra.” Gli dissi col fiato corto, reazione che avevo ogni volta che mi sfiorava.
Scesi dall’auto e corsi fino alla porta di ingresso, la spalancai per poi chiuderla velocemente a chiave. Accesi la luce: dovevo decidermi a dare una sistemata.
La casa era un disastro, ma da quando era cominciato tutto non avevo avuto molte occasione per pulire casa; mi ripromisi di farlo il giorno dopo.
Salii direttamente in camera mia dove presi tutto l’occorente per prepararmi alla notte dirigendomi infine in bagno. Una bella doccia calda ci voleva prorpio per sciogliere i nervi. L’acqua che scorreva leggera sul mio corpo mi aiutava a rilassarmi, a vagare con la mente lontana da pensieri tetri e tristi.
Quando uscii dal box doccia con solo un’asciugamano attorno alla vita e uno intorno alla testa, decisi di darmi uno sguardo allo specchio: negli ultimi mesi ero parecchio sottostress, la situazione in cui ci trovavamo, in cui tutte le persone si trovavano, non era per nulla facile ed io ero spaventata. La mia ansia si rifletteva perfettamente sul mio corpo: occhiaie intorno agli occhi, viso smagrito e più affilato, pelle molto piu chiara del solito, quasi trasparente. Mangiavo poco, nonostante le continue esortazioni di Edward e mio padre, dormivo solo le notti in cui Edward era con me, ma anche in quel caso erano notti piene di incubi.
Quella che si stava vivendo era una VITA da incubo.
Decisi di non pensarci piu almeno per il resto della serata. Gia durante il giorno le continue attenzioni dei Cullen non mi aiutavano a svagarmi, ma almeno la sera con il mio ragazzo volevo stare tranquilla.
Quando fui pronta, tornai nella mia camera e vi trovai subito Edward che non appena mi vide, venne verso di me prendendomi in braccio.
“A cosa devo questo trattamento?” chiesi guardandolo divertita negli occhi mentre gli cingevo il collo con le braccia.
“Non posso nemmeno coccolare, servire e reverire la mia ragazza?” domando innocente.
“Guarda che potrei approffitarne.” Dissi maliziosamente mentre mi posava con delicatezza sul letto e lui si metteva sopra di me.
“Non chiedo altro.” Mormorò a un soffio dalle mie labbra prima di baciarmi con passione.
Non eravamo mai andati oltre ai baci passionali, ma sentirlo gia così vicino era una sensazione magnifica. Lo sentivo, sapevo che lui era con me e che ci sarebbe sempre stato.
“Ora mettiti a dormire, amore mio.” Mi sussurrò all’orecchio.
“No, non voglio dormire.” Dissi con voce da bambina piccola facendolo scoppiare a ridere.
“Non fare storie come una bimba di tre anni, sei stanca, si vede a occhio nudo…”
“La tua vista è un caso a parte.” Lo ripresi riferendomi alla sua vista vampiresca piu che perfetta.
“Proprio per questo vedo che sei piu stanca di quello che appari, quindi mettiti a dormire, io sarò qui al tuo finaco per proteggerti.”
“E io che volevo passare una serata romantica.”
“Sarà per la prossima volta, ora dormi.” Disse irremovibile.
Sbuffai, ma feci come mi aveva detto e mi sdraiai sotto le coperte tra le braccia del mio ragazzo che iniziò a canticchiare la mia ninna nanna al mio orecchio.
Lentamente scivolai dolcemente nel mondo dei sogni, sapendo che il mio Edward era li pronto per me….
…Ma sapevo anche che non mi avrebbe potuto proteggere da tutto.

***

La mattina successiva mi svegliai verso le sette e mezza ed Edward era ancora accanto a me.
“Buongiorno.” Mi disse baciandomi dolcemente.
“Buongiorno a te.” Risposi sia al saluto che al bacio: “Papà non è ancora tornato?” chiesi confusa ancora dal sonno.
“Ha appena parcheggiato in cortile, ma ho visto che ti stavi svegliando così ho aspettato per darti il buon giorno. Ora alzati che oggi stiamo tutto il giorno in un posto speciale.”
Lo guardai scettica: “Credi che sia una buona idea?”
Si accigliò: “Non ti fidi di me?”
“Certo che mi fido.”
“Allora non chiedere niente e fatti trovare pronta fra mezz’ora.” Concluse prima di uscire dalla finestra.
“Ciao eh!” dissi al vento guardando il davanzale oramai vuoto  prima di mettere i piedi fuori dal letto per andare in bagno.
Mi vestii in cinque minuti per poi scendere in cucina a preparare la colazione. Mio padre era gia nella stanza.
“Ciao pap…” stavo per dire quando notai quello che stava facendo: “PAPA!!” gridai spaventata correndo verso di lui.
“Non è niente tesoro, un piccolo taglio.” Mormorò stanco mentre si tamponava il braccio con lo strofinaccio imbevuto d’acqua.
“Fa vedere.” Dissi perentoria mentre mi sedevo sullo sgabello accanto al suo allungando le mani.
“Non è niente piccola, lascia perdere.” Tentò invano di allontanarmi.
“Ho detto fammi vedere!” esclamai piu arrabbiata e lui con uno sbuffo allungò braccio e strofinaccio.
Presi lo straccio con una mano mentre l’altra l’appoggiai al gomito di mio padre e sollevai la stoffa per vedere la ferita.
Trattenni a stento un esclamazione di sorpresa mista a orrore per poi guardarlo furente negli occhi: “E questo sarebbe un taglietto?”
“Guarirà in fretta, Bella, non ti devi preoccupare.”
Non gli diedi ascolto e dicendogli di riprendere a tamponarsi la ferita, mi alzai per andare a prendere la piccola valigetta del pronto soccorso.
In passatto sarei svenuta al solo sentire l’odore del sangue, ma in quei mesi mi ero ritrovata a doverci fare l’abitudine dato che mio padre tornava a casa una sera si e una no con una ferita del genere, anche se quella di quel giorno era la piu grave.
“Chi altro si è fatto male?” chiesi mentre rovistavo nello scaffale.
“Nessuno fortunatamente ed io sono stata fortunato che Jake era li a pochi passi.”
Finalmente trovai quello che cercavo: “Dovresti smetterla di uscire tutte le sere, ci sono squadre apposta per questo lavoro.” Dissi chiaramente preoccupata.
Mi guardò negli occhi mentre lo raggiungevo: “Bella, questo è il mio lavoro.”
Sospirai rassegnata e posai tutto l’occorente per la medicazione sul tavolo, poi ripresi in mano lo strofinaccio e lo sollevai con delicatezza: il taglio non era molto largo, ma parecchio profondo e non poca pelle era stata letteralmente staccata. A guardarla meglio, non ero molto sicura di poter fare qualcosa per lui, ci voleva un medico. Così decisi di pulirla per bene con il disinfettante ignorando i lamenti di mio padre e glielo fasciai stretto per evitare che il sangue uscisse troppo in fretta. Infine mi alzai e presi il mio cellulare componendo il numero di Edward.
“Dimmi amore.” Rispose al primo squillo.
“Carlisle è in casa?” chiesi rapida.
“Credo di si, perché?” mi domandò perplesso: “E’ successo qualcosa?” domandò immediatamente preoccupato.
“Mio padre è tornato a casa con l’ennesima ferita, ma penso ci vogliano dei punti.”
“Lo avverto subito e arriviamo.” E chiuse la communicazione.
“Non ce n’era bisogno.” Mi disse mio padre stancamente quando tornai di fianco a lui.
“Non minimizzare, non è un taglietto da niente come quelli che ti fai quando ti radi. Io ho fatto il possibile, ma ci vogliono mani esperte. Ora vieni di la a stenderti un po’ e a riposare.”
Cosi dicendo lo presi per il braccio sano e lo aiutai a camminare fino al divano dove si sdraiò addormentandosi quasi subito.
Attesi con ansia l’arrivo di Edward e suo padre seduta sulla poltrona accanto al divano con un libro in mano anche se la mia attenzione convergeva altrove.
A ridestarmi dai miei pensieri fu il suono del campanello che mi avvertiva dell’arrivo di qualcuno. Mi avvicina alla porta e guardai attraverso lo spioncino, oramai ero diventata molto prudente. Vidi che si trattava di Edward ed aprii lasciando loro lo spazio necessario per entrare.
“E’ in salotto.” Dissi a Carlisle indicandogli la direzione da prendere, così rimasi sola con Edward.
“Brutto risveglio, eh?” chiese preoccupato.
“Quando finirà tutto questo Edward?” gli chiesi con le lacrime agli occhi decisamente spaventata buttandomi tra le sue braccia.
“Spero presto Bella, spero molto presto.”
Rimasi a lungo tra le sue braccia e quando ci separammo raggiungemmo Carlisle e mio padre nel salotto: il dottore era intento a mettere i punti sul braccio mentre chiedeva notizie.
“Stanotte ne abbiamo viste due nuove, una sono certo fosse la figlia dei Stanley.” Mormorò mio padre.
“Jessica?!” esclamai terrorizzata mentre le braccia di Edward mi stringevano nuovamente.
“Peggiora sempre di piu la situazione.” Disse sconsolato Carlisle.
“Nessuno ha scoperto qualcosa?” chiese mio padre esasperato dalla situazione.
“No, stiamo tutti studiando la cosa, ma non se ne viene a capo.”
Decisi che avevo ascoltato abbastanza, mi divincolai dalle braccia di Edward e scappai al piano di sopra sbattendo la porta della camera con violenza per poi buttarmi sul letto a piangere.
Passarono pochi secondi prima che la porta della mia camera si aprisse nuovamente e il peso del corpo di Edward facesse piegare il materasso.
“Bella..” mi chiamò dolcemente.
“Edward ho tanta paura!” esclamai buttandomi tra le sue braccia singhiozzante.
Lui prese ad accarezzarmi con dolcezza la schiena nel tentativo di tranquillizzarmi: “Devi stare tranquilla, andrà tutto bene.”
Mi allontanai leggermente per poterlo guardare negli occhi: “Cosa ti fa essere così sicuro?”
“Lo so e basta, Bella, fidati di me.” Mi disse con sguardo implorante tanto che non riuscii a ribattere, ma tornai semplicemente ad appoggiarmi alla sua spalla tentando di calmare i singhiozzi.

***

Dopo che Edward e Carlisle se ne furono andati, calò la notte.
Quella sera mio padre non sarebbe andato a lavoro a causa della ferita al braccio, così Edward sarebbe stato costretto a tornare piu tardi.
Dopo cena, passata in un religioso silenzio, mi ritirai in camera mia a leggere, non volevo stare a guardare la tv e sentire solo altre notizie cattive.
Non ne potevo piu di quella vita fatta di paura, vivere sempre all’erta, attenta a ogni minimo movimento….
A ogni minimo suono…
Quella sera era una bella serata dal punto di vista meteorologico, cosa alquanto strana per Forks dove la pioggia era praticamente costante.
La luna piena brillava alta nel cielo illuminando i prati e creando omrbe inquietanti attorno al bosco, come se la vita non fosse diventata gia abbastanza inquietante.
“Ahahah…”
Mi irrigidii. Non poteva essere.
Avevo sentito una risata, lontana, proveniva da fuori, ma sempre una risata era. Una risata da ragazzina spensierata.
Pensai di essermela immaginata.
“Ahahah…”
La mia testa scatto alla finestra.
Questa volta ne ero certa, avevo sentito una risata.
No….
Avevo sentito LA risata.
Scattai in piedi per dirigermi verso la finestra e poter così osservare l’esterno: non c’era nessuno, nulla di inquietante se non le ombre create dagli alberi per il riflesso della luce lunare.
Ed ecco il mio errore…
Non erano gli alberi quelle ombre inquietanti.
Corsi immediatamente alla porta della mia stanza prendendo solo il cellulare per avvertire Edward mentre scendevo in salotto dove mio padre si era addormentato sul divano.
“Papà!” gridai facendolo svegliare di soprassalto.
“Eh! Cosa c’è? Cosa è successo?” chiese preoccupato.
“Sono qui!” dissi terrorizzata e come a confermare le mie parole sentimmo dei colpi contro la porta.

***
*Storia presente su EFP

NOTE Autrice:
Questa storia è parecchio vecchia, ero nel mio periodo Twilight e avevo appena visto questo musical giapponese tratto da un graphic novel e in stile horror che mi aveva dato l'ispirazione.
Devo ammettere che sono piuttosto orgogliosa di questa storia, che avverto sarà breve (se non ricordo male sono cinque o sei capitoli.) e spero possa piacere anche a voi.

#stacy #fanfiction #ff #twilight #twilightfanfiction #twilightff #edwardcullen #bellaswan #edwardandbella

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